
30 Dic Confronto dei sistemi di deumidificazione e distinzione tra provvisori e definitivi
Il problema dello scostamento delle gli intonaci causato in gergo popolare dall’umidità è cosa nota, prenderemo in questione il fenomeno dell’umidità di risalita e confronteremo tutti i sistemi in nostro possesso per poterlo debellare. Partiamo dal fatto che non esiste a livello nazionale, una formazione adeguata a livello universitario per poter risolvere definitivamente questo grave problema, lo studio e la sperimentazione a seguito della ricerca chimica non è sufficiente, occorre quindi l’aiuto di tecnici specializzati ed aziende produttrici di sistemi elettrofisici.
Ormai nel 2014 siamo in possesso di tecnologie che permettono di risolvere definitivamente i problemi di scrostamento degli intonaci e logoramento dei supporti (muri e pavimenti).
Per anni abbiamo chiesto troppo alle industrie chimiche con i vari intonaci di ogni tipo e prodotti ad assorbimento, nonché vernici promesse come miracolose; bisogna chiarire però che hanno una durata limitata nel tempo, poiché costretti ad una resistenza ai fattori fisici (pressione dell’umidità e della falda, piogge sui muri esterni, la qualità di traspirazione ) durante gli anni e quindi sempre meno efficaci.
Gli intonaci deumidificanti; anche se così chiamati, non sono per nulla risoluzione del problema neppure se applicati con barriera chimica di san Paolo ai monomeri di silani, difatti più asciugheranno il muro in questione più questo assorbirà acqua dal basso, con essa altri Sali, che si accumuleranno in continuazione, fino al cedimento ( nel caso di Venezia anche qualche mese) costringendo a rimozioni massicce di intonaci e mattoni, oppure a ricorrere a costosissimi impacchi per ripulirli
Il punto debole degli intonaci deumidificanti è che fanno traspirare l’acqua tramite la loro macroporosità, tuttavia i sali rimangono contenuti all’interno del muro bloccati dal rinzaffo antisale, quest’ultimo tratterrà sì i sali presenti fino a rigetto, poichè la pressione esercitata dal umidità di risalita, affiancata al potere corrosivo dei sali troverà durante un periodo di tempo che può essere di alcuni anni, ma non di più se non in casi di poca umidità di risalita o se abbinato alla barriera chimica durante i primi anni dopo la realizzazione di questa. Chi li produce declina ogni responsabilità a chi li utilizza, specificando diverse norme, come lo spessore obbligato di minimo 2 cm e la perfetta pulizia dei mattoni, le quali servono unicamente a far resistere il più possibile il lavoro eseguito. In conclusione il pregio di questo prodotto è di tenere nascosto il problema per un po’ di tempo, lasciando i sali corrosivi ben presenti all’interno del muro, non limitando però la dispersione energetica, variabile dal 15 fino al 65 per cento nei casi dei muri più umidi.
Descrivendo la “Barriera chimica di San Paolo” consiste nella formazione di una barriera orizzontale alla base del muro inserita meccanicamente attraverso dei fori a base muro, sotto forma di monomeri di silani che ostacolano la risalita del umidità. Se realizzata da manuale può resistere 10-12 anni all’umidità.
Il primo punto debole del sistema è “nel modo in cui la si crea” perciò mettiamo da parte il metodo che prevede l’ iniezione a pistola manuale per silicone contenuto in cartucce, con questo procedimento non abbiamo modo di dare pressione al materiale con la forza necessaria verso l’interno del muro quindi non sapremo mai se ne avremmo inserita abbastanza, sicuramente non sarà omogenea, quindi sapendo che: la pressione dell’acqua, coadiuvata al fattore fisico di attrazione verso la carica negativa del muro (principio dell’effetto batteria), aumenta con quanto più si stringe il punto di passaggio ( es. producendo un foro in un tubo contenente acqua in pressione, quanto più il foro è piccolo tanto più la forza con cui esce il liquido al interno e forte) deduciamo che la barriera chimica se non è applicata a pressione, di almeno un atmosfera, tramite compressore specifico, non può assicurare il riempimento totale delle cavità all’interno del muro, sono da considerarsi a “livello amatoriale” i metodi di inserimento che prevedono delle sacche contenenti liquido di monomeri (fig.) che vengono iniettate nel muro lasciando alla lieve forza di caduta il compito di riempire i fori, la forza di gravità non può certo ostacolare la pressione che ha l’acqua in salita insieme ai sali.
Esclusivamente per questo si calcola che si perda il 30 per cento di rendimento sono nella fase di applicazione della barriera, senza dimenticare che i silani cristallizzano dopo circa 10 anni o poco più, proponendo in seguito maggior quantità di Sali, accumulati alla base del muro lasciando all’ intonaco la resistenza improbabile a questi.
Metodi che possono darci più garanzia di successo, sono forniti dalla scienza elettrofisica, la quale ci rivela che: se un vettore dell’umidità è la porosità delle superfici, un’altra causa della risalita, è la differenza del potenziale elettrico l’acqua e le parti strutturali umide, il principio fisico dell’ effetto batteria sostiene che in presenza di una carica elettrica negativa segue un avvicinamento dell’acqua tramite i supporti a lei favorevoli di penetrazione, ogni struttura edile in calcestruzzo, cemento, mattoni ecc. ha una carica elettrica negativa naturale, sempre presente, se utilizziamo il sistema dell’ “elettrosmosi attiva” scoperta dagli statunitensi ai primi del 900” siamo in grado di allontanare l’acqua ed i sali corrosivi, creando un circuito artificiale costituito da un cavo perimetrale, con materiali inossidabili, alla base del muro, collegato ad elettrodi rivolti verso il basso decisamente sotto il punto di gradimento, spostando il punto di attrazione massima al di sotto della quota di calpestio, all’interno dell’abitazione (piano terra o seminterrati) dovrà seguire inoltre un cavo positivo posizionato sempre all’interno del muro per mantenere attivo l’ impianto ed eliminare la carica negativa naturale, questo tipo di intervento non è così semplice, ma eseguito a regola d’arte garantisce una resistenza dell’impianto di diverse decine di anni se eseguita con tutti i passaggi necessari come ho trovato ben descritti durante una visita di approfondimento a Venezia. Per questo motivo nei miei cantieri limito sempre più le soluzioni chimiche prima elencate, se si prende in mano un problema il mio imperativo è risolverlo, poi sarà il committente a decidere come risanare la proprietà, l’importante è proporre e sapere.
A questo sistema affianchiamo l’indispensabile inserimento di un anti-sale (se non lo mettete mi arrabbio J ) dove sono state rimosse le parti di intonaco in precedenza logorate appunto dai sali, altri sostengono che una volta messo in funzione l’impianto non è necessario ricostruire un intonaco dissalatore, noi non siamo di questa opinione, poiché il muro non è solamente soggetto alla presenza dei vecchi sali ma bisogna anche fare i conti con gli agenti atmosferici esterni ed altri fattori come l’umidità nell’aria che attivano in continuazione i vecchi sali. Altra cosa da non fare assolutamente: realizzare l’impianto con dei materiali che ossidano in presenza di umidità, ancor più se si tratta dell’alimentazione negativa dell’impianto, cioè quella che attira a sé l’acqua e non deve assolutamente ossidare giusto?
Se ad esempio usassimo il rame avremmo una rapida asciugatura del muro (grazie all’ alta conducibilità) dopo pochi anni saremo costretti alla sostituzione del cavo negativo, altra cosa sbaglia ta è adoperare la messa a terra dell’impianto elettrico come elettrodo negativo.
L’impianto va mantenuto a tensione minima di circa 1,5-2 volt, non di più, in questo modo avremo una resa ottimale ed un consumo di elettricità attorno ai 10 euro all’anno, per un impianto di 50 metri lineari di dimensione. Con questo sistema abbiamo un notevole risparmio energetico asciugando i muri, in parte del pavimento ed un estinzione dei vari agenti patogeni quali muffe, funghi, alghe presenti nel muro senza dover ricorrere a prodotti specifici. L’ invasività meccanica nel muro è di circa 2 centimetri per l’impianto, per cui può essere inserito tranquillamente all’interno dell’intonaco senza dover rimuovere parti di mattone oppure sopra al battiscopa perciò è molto limitata.
MI RACCOMANDO!!!! Perché tutto funzioni è molto importante applicare uno strato di antisale al muro!!! Ogni ditta che realizza impianti elettrosmotici a regola d’arte a il proprio antisale preparato nello specifico per questo tipo di lavoro quindi non affidarsi ad Anti sali di intonaci deumidificanti poiché hanno resistenze troppo basse . Mi capita di utilizzare intonaco deumidificante, per alcuni tipi di intervento, prima mi assicuro che la risalita sia molto molto debole, ad esempio posso utilizzarlo nel caso di un’abitazione di recente costruzione è quindi dotata di Barriera artificiale in vetroresina o catrame, la quale magari ha dei punti di cedimento in presenza dei tubi dell’impianto di riscaldamento o dell’impianto elettrico, i quali spesso tagliano la barriera creando un ponte per l’umidità di risalita, se ho di fronte un edificio di diversi anni o superiore al secondo quindi con mattoni di origini sicuramente diversi e meno resistenti poiché cotti a temperature inferiori o non realizzati con la pressione necessaria, non posso pensare di riuscire a risolvere il problema poiché anche se pulisci perfettamente i mattoni come chiesto dalle schede tecniche e anche se realizzassi un intonaco in tutta la parete sarei costretto a fare i conti dopo qualche anno con l’accumulo di sali eccessivo nel muro è un probabile danneggiamento del muro a causa dell’ acqua che li attiva rendendoli corrosivi in più se aggiungo la barriera chimica di San Paolo sicuramente come i costi superiore a quelli di realizzazione di un impianto elettrosmotico non avendo lo stesso risultato di asciugatura del pavimento ed inoltre non potrei pensare di ripetere una simile operazione poiché i mattoni rimangono comunque intasati delle vecchie parti di monomeri che impediranno la penetrazione di ulteriori prodotti.
In seguito stiamo prendendo contatto con le aziende Domodry, Aquapol ed altri sistemi i quali si sono disposti ad un incontro per testare i loro prodotti